Teatro

Insanamente Riccardo III

Insanamente Riccardo Terzo ultimo lavoro teatrale di Roberta Torre o è una rilettura drammaturgica del classico di Shakespeare attraverso una mise en scène che vede protagonisti attori professionisti e pazienti psichiatrici, ovvero “attori-pazienti” e “attori impazienti”, così come la regista li ha definiti.
Un viaggio guidato nel mondo del caos, accompagnato dalle musiche di Enrico Melozzi eseguite dal vivo al violoncello: una messa in scena di energia pura gestita sulla soglia della frattura che fa traballare le etichette.
“Basterebbe la scena finale di Insanamente Riccardo III, l’alchemico respiro collettivo degli attori — che per osmosi supera il palcoscenico, si avvicina minacciosamente al pubblico e diventa il palpitare della stessa platea — per giustificare l’intero spettacolo. L’apoteosi conclusiva chiude il caos — il delirio del regnante shakesperiano e dei sudditi bramosi di potere — ma non ferma l’emozione, restituisce il senso — a chi ne avesse bisogno —, senza però appagare”.
Maria Rosaria Spadaccino, La lettura Corriere della Sera

Il testo di Shakespeare diviene pretesto per narrare la mostruosità attraverso una rappresentazione in cui si mescolano normale e patologico, attori e spettatori.
“Insanamente Riccardo Terzo ha la forza di un affondo amaro, commovente, sul tema della diversità e dell’identità. E’ folgorante non riuscire a distinguere professionisti e “non-attori”, uniti e amalgamati nella compattezza sferzante dello spettacolo. La sapienza della regia di Roberta Torre riesce proprio in questo: non nel dare facile commozione, quanto, piuttosto, a mostrare come e ancora la mente di ciascuno di noi sia un fragile, misterioso, fardello.”
Andrea Porcheddu, Linkiesta.

“La diversità accomuna tutti, a diversi livelli; ognuno di noi ha delle zone d’ombra
o di luce a seconda di come le vuole interpretare.
Lo spettatore nel mio spettacolo si trova come davanti a uno specchio dal quale osservare ciò che ognuno ha di diverso, di “insano” dentro di sé e sulla scena
è accompagnato a rivederlo, in maniera a volte tenera a volte conflittuale a volte emotiva.
Credo che l’emozione del mio spettacolo scaturisca dall’identificazione.”

Roberta Torre.