Cinema

Tano da morire

Tano da morire - Il rap di Tano alla Vucciria

T’amo da morire, ‘Tano da morire’. Sei un film pazzo, una scommessa temeraria, una provocazione dall’inizio alla fine. Eppure hai fatto centro. Ridi, e fai ridere, di una cosa di cui è sempre stato vietato ridere: la Mafia. Come della Mamma e della Morte. Terreno minato, spazio simbolico nel quale al riso liberatorio è vietato compiere le sue scorribande. Ma la vita, appena può, si prende la sua rivincita: il suo nome è trasgressione. Non tutti, però, la possono cavalcare. Chi non ha la stoffa può cadere rovinosamente nella banalità, nella volgarità, nel luogo comune. Roberta Torre, la regista di ‘Tano da morire’, la stoffa mostra di averla. Milanese di nascita, stanca della città da bere, si è trasferita alcuni anni fa alla periferia dell’impero, nella Palermo ai margini del mondo civile
Luigi Paini, Il Sole 24Ore

“Ridono e fanno ridere, anche nei momenti più truci, i tantissimi non attori catapultati per la prima volta davanti alla macchina da presa, ora persone, ora maschere, ora sottoprodotti di mostri. Con la coscienza, tutti, di non aver fatto certo un buon servizio alla mafia; perché il ridicolo, non solo in Francia, ma anche in Sicilia, uccide.”
Gian Luigi Rondi, Il Tempo

 

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